L’acqua dolce rappresenta soltanto il 3% di tutte le risorse idriche del nostro pianeta, tuttavia, solo lo 0,5% è direttamente utilizzabile dall’uomo.
L’uso agricolo dell’acqua, proveniente da fiumi, laghi e falde sotterranee, è quello che incide di più sullo sfruttamento idrico complessivo, e la previsione è che aumenti esponenzialmente i prossimi anni, a causa della crescita demografica continua e dell’espansione delle aree urbane.
In particolare, negli ultimi dieci anni l’utilizzo di acqua nel mondo è cresciuto di sei volte. Entro il 2050, con la popolazione mondiale che passerà da 7,7 miliardi di persone a circa 10, ci sarà un ulteriore aumento del 20-30%. Come fronteggiare a questo problema?
La scarsità di riserve idriche, come specificato dall’Unesco, potrebbe essere combattuta tornando a tecniche naturali per convogliare l’acqua nel suolo, nelle paludi e nella vegetazione, anziché ricorrere solamente a infrastrutture costruite dall’uomo, quali i bacini idrici artificiali, i canali di irrigazione e gli impianti di trattamento delle acque.
Da sole, queste soluzioni “verdi” non possono risolvere un problema; tuttavia, in alcuni contesti e in unione alle alternative ideate dall’uomo, hanno dimostrato di far incrementare la produzione agricola del 20%. Entro metà secolo, 1,7 miliardi di persone, sia in zone rurali, sia in aree cittadine, potrebbero beneficiare di questi provvedimenti per la valorizzazione dell’acqua in stretto rapporto con il paesaggio.
La quantità d’acqua disponibile per ognuno di noi è sempre minore. Se a ciò si aggiungono gli effetti del degrado, degli sprechi e dell’inquinamento, la situazione si fa ancora più grave.
Eppure l’acqua è un diritto universale dal 2010, da quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che inserisce l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari fra i diritti umani fondamentali. La comunità internazionale si è anche dotata di un Trattato sulle acque transfrontaliere, ma ad oggi questo accordo è stato ratificato da solo 39 Stati. Manca ancora, ad esempio, il via libera di Stati Uniti e Cina. Gli interessi privati rendono difficile anche il raggiungimento del sesto obiettivo dell’Agenda 2030 dell’Onu, che prevede appunto di “garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua”.
Insomma, la nostra Sorella acqua, molto utile, umile, preziosa e casta, per citare San Francesco, ha bisogno della cura di tutti.